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Il Business Plan come strumento di sviluppo

Il Business Plan come strumento di sviluppo

Una nuova impresa nasce da un’idea, da un’intuizione, dall’osservazione della realtà: la scoperta di una nuova tecnologia, l’espansione della domanda di un prodotto/servizio, la modificazione dei gusti e delle propensioni d’acquisto dei consumatori, il successo di altre imprese, l’individuazione di un bisogno o una carenza del mercato.

È fondamentale comprendere, quindi, come una buona idea non nasca dall’improvvisazione. Non tanto in termini di originalità (anzi, spesso le iniziative di maggior successo sono proprio quelle più innovative), quanto di effettiva realizzabilità.

Prima di pensare di vendere qualcosa, occorre sapere cosa desidera il cliente, quali sono le sue reali, potenziali o latenti esigenze ed i rischi che corriamo nel cercare di “esaudire” tali desideri.

Per queste ragioni è utile adottare uno strumento di management che permetta di verificare la fattibilità di un  progetto, trasformando i rischi generici in rischi calcolati: il Business Plan (o piano d’impresa).

È un documento che permette di capire le potenzialità di crescita e di sviluppo di un’impresa già esistente o di verificare la fattibilità tecnica, economica e finanziaria di una nuova attività imprenditoriale.

Uno dei suoi obiettivi è quello di presentare in maniera organica e funzionale ai probabili finanziatori e/o investitori l’idea che s’intende realizzare. Possibilmente riuscendo a convincerli delle potenzialità dell’idea e ad ottenerne di conseguenza il capitale necessario.

Il Business Plan rappresenta un supporto sia nelle “fasi straordinarie” della vita dell’impresa (la nascita, la crescita, l’aggregazione con altre aziende) sia nella “fase ordinaria” della gestione quotidiana.

Attraverso la sua stesura, ed aggiornamento nell’arco della vita aziendale, l’imprenditore ha modo di definire e verificare gli obiettivi da raggiungere (in termini economici, di quote di mercato, di volume di produzione e di fatturato, di espansione dell’impresa), di analizzare il settore ed il mercato in cui opera o intende operare ed individuare le risorse necessarie per raggiungere in tempi stabiliti gli obiettivi prefissati.

Il Business Plan è innanzi tutto uno strumento di pianificazione, un  moderno simulatore della dinamica aziendale, proiettata nel medio‐lungo termine, costituito da una serie di ambiti descrittivi nei quali si tratteggia l’idea d’impresa, in termini qualitativi e quantitativi.

E’ importante ricordare che non rappresenta uno strumento manageriale  statico e predefinito, al contrario, come lo scenario economico nel quale opera l’impresa è in continua mutazione, anch’esso deve essere suscettibile di variazioni, aggiornamenti e revisioni.

Un buon piano d’impresa si compone di tre parti fondamentali: descrittiva (dell’idea imprenditoriale e della motivazione che l’ha fatta scaturire; del suo promotore; delle competenze richieste); tecnico-operativa (analizza la fattibilità sul mercato e l’organizzazione funzionale per la sua realizzazione); finanziaria (sviluppa le previsioni economico finanziarie necessarie all’impresa).

In sintesi, potremmo dire che gli elementi essenziali delle 3 sezioni sono rappresentati dalla descrizione del business, dal piano di marketing, dal piano di management (o organizzativo) e da quello economico finanziario.

La prima parte è il racconto autobiografico dell’imprenditore (o del gruppo di aspiranti imprenditori) attraverso le competenze possedute, le esperienze maturate e, soprattutto, la motivazione ed attitudine con quanto si vuole realizzare. Ampliando poi la narrazione a cosa ha spinto ad immaginare una simile idea ed alle informazioni che ne rafforzano, in maniera oggettiva, la validità.

Successivamente si passa agli aspetti più tecnici del documento, potremmo dire che dal “sogno passiamo alla realtà”, perché cominciamo ad analizzare il contesto di riferimento della futura impresa: la concorrenza sul prodotto/servizio; lo studio del nostro potenziale consumatore; il trend di crescita e le caratteristiche del settore e del mercato nel quale opereremo; gli aspetti normativi che incidono sulla nostra preparazione o sulla tipologia di produzione che intendiamo fare; gli aspetti legati alla promozione del prodotto/servizio.

Nell’ultima sezione, non per importanza ma per una giusta consequenzialità descrittiva dell’impresa, si analizzano gli aspetti economici e finanziari dell’iniziativa. Entrando dapprima però nel merito delle risorse umane necessarie alla produzione del bene o all’erogazione del servizio, definendo un giusto organigramma per funzioni e competenze e le tipologie contrattuali con le quali è preferibile inserirle nel nostro organico.

Infine, gli aspetti imprescindibili: l’analisi dei costi e la previsione dei ricavi; il break even point; il bilancio previsionale; il piano dei fabbisogni finanziari e l’analisi delle possibilità di copertura di essi.

Dopo avere completato il quadro generale del Business Plan, così come finora descritto, occorre considerare l’utilità d’integrare il lavoro con della documentazione di supporto da allegare allo stesso, a sostegno delle decisioni e delle scelte contenute nel piano d’impresa.

E’ opportuno produrre tale documentazione nel corso dello sviluppo del piano d’impresa, man mano che se ne presenti l’esigenza.

Un esempio della documentazione utile: curriculum vitae dell’imprenditore; eventuali referenze a sostegno della competenza posseduta; contratto o accordo di locazione della sede produttiva dell’azienda; contratti d’acquisto o di leasing delle attrezzature occorrenti; accordi/protocolli con organizzazioni utili alla nascente impresa; contratti e preventivi vari; documentazione legale; questionari o sondaggi condotti sul target potenziale; ecc.

Al termine di questo processo di analisi e ricerca, l’aspirante imprenditore sarà in grado di affacciarsi al mercato con un ragionevole grado di certezza sulle potenzialità della propria idea e sulla reale fattibilità del progetto … per tutto il resto ci si lascerà guidare dalle capacità manageriali e di problem solving del futuro imprenditore che avrà messo necessariamente in conto quello che comunemente chiamiamo “rischio d’impresa”.

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